WSENSE: l’internet delle cose in fondo al mare e in tempo reale

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Reti wireless, sensori e intelligenza artificiale nei mari e negli oceani. Per consentire all’umanità di entrare a tutti gli effetti in questo regno, e così studiare meglio i cambiamenti climatici, la salute della fauna acquatica, ma anche individuare i tesori archeologici sommersi. Le reti di comunicazione sottomarine portano tante promesse. Lo fanno da decenni, in verità, quando si è cominciato a usarle ad esempio per identificare i sottomarini sovietici nei mari americani. Risale al1987 (fino al 2003) un progetto di venti nazioni (il Jgofs) con reti e sensori per studiare gli oceani. La novità è che ora grazie a nuovi algoritmi e tecnologie wireless stiamo cominciando a ottenere risultati impensabili con i vecchi sistemi.

Chiara Petrioli, intervistata sul Sole24Ore da Alessandro Longo, racconta le iniziative di WSENSE, startup dell’Università La Sapienza di Roma pioniera internazionale nell’internet delle cose sottomarino. Chiara Petrioli è professoressa di ingegneria informatica dell’Università La Sapienza e chief technology officer di WSENSE.

“Tipicamente l’umanità ha monitorato i fondali con sistemi cablati o logger, apparecchi che lasci o poi recuperi per leggere i dati da loro rilevati. Ciò che è sempre mancato sono sistemi in tempo reale, a costi ridotti, da usare in ampi tratti di mare. WSense ci è riuscita creando «la prima piattaforma multi-vendor, utilizzabile con qualsiasi sensore, di qualsiasi azienda, a basso costo e con bassi consumi”.


Algoritmi di intelligenza artificiale e machine learning orchestrano il tutto, anche per compensare l’inaffidabilità delle comunicazioni sottomarine. In particolare, nel sistema WSENSE sono centrali i segnali acustici utilizzati per trasmettere i dati, sistema analogo a quello usato dai cetacei per comunicare tra loro. Le soluzioni di WSENSE sono state usate, tra l’altro, a La Spezia per studiare i cambiamenti climatici e la capacità di alcune specie, come i mitili, di riassorbire la CO2. Del tutto inedito è l’impegno di WSENSE per l’archeologia e il turismo; a Baia (Campania) e Porto Egnazia (Lazio) il ministero della Cultura ha adottato una rete della startup per mappare reperti di città sottomarine romane.

Sono previste anche nuove applicazioni per il futuro. “Stiamo lavorando con partner per avere robot autonomi che monitorano cavi sottomarini, impianti offshore anche in ambito energia rinnovabile, fino a 3mila metri di profondità”, dice Petrioli. Una doppia novità perché “ora questi robot richiedono un operatore umano e finora le nostre reti non si sono spinte a più di qualche centinaio di metri di profondità”.